lunedì 7 dicembre 2009

Silvana Mangione ( Vicesegretario Generale CGIE) contro la chiusura del Consolato d'Italia a Detroit

ASSEMBLEA PLENARIA CGIE

Il confronto con l’amministrazione degli Esteri sul piano di razionalizzazione della rete consolare

Interviene in Plenaria il direttore generale per le Risorse umane e l’Organizzazione, Giacomo Sanefelice: “il risparmio non è la nostra stella polare, ma un passaggio necessario per il reinvestimento di risorse nella stessa rete consolare”

ROMA – Un lungo dibattito sulla ristrutturazione della rete consolare, uno dei temi che stanno maggiormente a cuore alle nostre collettività all’estero, si è svolto ieri nell’ultima mattinata di lavori dell’assemblea plenaria del Cgie, alla Farnesina.

E’ intervenuto per il Mae Giacomo Sanfelice di Monteforte, direttore generale per le Risorse umane e l’Organizzazione, che ha ricordato come “l’accorpamento degli uffici previsto dal piano vada inquadrato nell’ottica di una visione complessiva delle rete, determinata dal miglioramento dei servizi consolari e dall’esigenza complessiva di mantenerne la sostenibilità”. Sostenibilità che necessita di un “miglior utilizzo delle risorse umane e finanziarie e di un’attenta valutazione della qualità dei servizi erogati e dei loro costi”.

Ad incidere sullo “sviluppo temporale di razionalizzazione della rete estera – prosegue Sanfelice – sono fattori quali l’introduzione delle innovazioni tecnologiche, funzionali ad un aumento del livello di produttività degli uffici e di efficienza dei servizi consolari prestati all’utenza”. A questo proposito viene ribadita l’importanza dell’implementazione del SIFC – Sistema integrato di funzioni consolari – di cui la rete sarà dotata entro il 2011 e che consentirà, in una prima fase, la gestione on line degli appuntamenti presso le sedi consolari sino ad arrivare “al dialogo diretto tra l’utenza e l’amministrazione”. Il sistema, grazie alla messa in rete delle banche dati dell’amministrazione pubblica, consentirà un più immediato disbrigo delle pratiche, velocizzando i tempi a favore dell’utenza.

Altro fattore è costituito dall’introduzione delle procedure per il passaporto biometrico, per cui “saranno istituite 12 postazioni all’estero per il rilevamento delle impronte digitali, operative da metà 2010”. Sanfelice sottolinea inoltre la necessità di far fronte al nuovo Trattato europeo di Lisbona “che comporterà nuove esigenze a cui l’amministrazione sarà obbligata a far fronte”.

Entrando nel dettaglio del piano, per la cui realizzazione ottimale “l’amministrazione ha proceduto e procede a svolgere i necessari approfondimenti con riferimento alle sedi interessate dal processo e sui servizi indirizzati all’utenza”, Sanfelice segnala come si sia giunti a “una revisione del calendario inizialmente previsto”, a seguito di questi approfondimenti. Egli puntualizza che sarà salvaguardato il rapporto di lavoro sia degli impiegati di ruolo del mae, che potranno prestare servizio nella sede consolare più vicina incaricata di svolgere i compiti della struttura assorbita, sia degli impiegati in loco, a contratto.

Ecco “la nuova articolazione temporale del piano” illustrata ai consiglieri: “il ridimensionamento del rango dei due consolati generali di Basilea e Karachi, che diverranno semplicemente consolati, sarà operativo – afferma Sanfelice – dal 1 dicembre 2009 e dal 1 marzo 2010. In data 31 maggio 2010 si prevede l’accorpamento di alcune sedi europee con uffici consolari: si tratta delle sedi di Muhlouse, Saarbrücken, Norimberga, Genk, Coira e Bruxelles”. L’accorpamento di queste ultime sedi viene giustificato “anche in virtù del loro posizionamento in Europa e quindi dei progressi compiuti in tema di cittadinanza europea e di collaborazione con le autorità locali, nonché per la relativa vicinanza delle sedi limitrofe con cui esse verranno accorpate”. “La più diffusa presenza di uffici consolari in Germania, Svizzera e Belgio ha reso abbastanza naturale questa impostazione – ha aggiunto Sanfelice – considerando che questi Paesi non erano stati interessanti dalle precedenti fasi di ristrutturazione, se non per quanto riguarda Lipsia (che contava una collettività italiana relativamente esigua) e Berna, dove è stato soppresso il consolato con contestuale istituzione della cancelleria consolare”. Il direttore generale ribadisce infine la disponibilità a prendere in considerazione contributi utili e costruttivi a “perseguire il miglior sviluppo dei servizi consolari, pur nel quadro di un utilizzo delle risorse razionale e di un’attenta ricerca ottimale del rapporto costi-benefici”. Inoltre, “per ridurre l’impatto sulla nostre collettività del piano” dichiara che sarà considerata attentamente “la possibile istituzione di sportelli consolari permanenti in luogo di alcuni uffici”.

Nonostante il chiarimento di Sanfelice, numerosi rimangono gli interrogativi e le istanze avanzate dei consiglieri nel corso del dibattito successivo al suo intervento: Salvatore Tabone (Francia) rileva che Mulhouse è decisamente più vicina al consolato di Basilea, rispetto a Metz – sede con cui si annuncia invece l’accorpamento. Egli chiede pertanto di riconsiderare la chiusura e ribadisce la richiesta, già avanzata dal Comites in loco, di mantenere a Mulhouse almeno un’agenzia consolare e non uno sportello consolare. Tommaso Conte (Germania) lamenta la mancanza di cifre ufficiali che quantifichino il risparmio annunciato, segnalando inoltre che le sedi consolari in Germania hanno già subito una penalizzazione a causa della diminuzione del personale di ruolo che non è stato reintegrato. “La diminuzione di 35 impiegati che abbiamo registrato in questi ultimi anni può ritenersi equivalente alla chiusura di 5 consolati in Germania – lamenta Conte, chiedendo lumi anche sulla funzione degli “sportelli permanenti” menzionati da Sanfelice.

Ragioni economiche e di rappresentanza vanno contro alla chiusura annunciata delle sedi di Detroit, Filadelfia, Brisbane, Adelaide e Durban, segnala Silvana Mangione (Stati Uniti, vice segretario per i Paesi anglofoni), ricordando la recente partnership instaurata tra Fiat e Chrysler, l’importanza strategica del porto di Durban e le immense distanze geografiche tra le città australiane. “Senza contare il fatto che molti dei nostri connazionali non sapranno giovarsi delle innovazione tecnologiche annunciate – conclude la Mangione. Mentre Lorenzo Losi (Gran Bretagna) sottolinea la situazione di criticità della sede consolare di Londra, a seguito della chiusura della struttura di Bedford, Luciano Neri (Pd, Italia) evidenzia la mancanza di uno spirito di programmazione adeguato, “necessario invece al ripensamento complessivo di tutta la rete consolare” e chiede conto delle cifre destinate dal Mae all’estero, non solo in merito al piano di ristrutturazione. Alberto Bertali (Gran Bretagna) segnala come il confronto sulla razionalizzazione dovrebbe comportare da parte dell’amministrazione una più attenta considerazione delle istanze avanzate dal territorio, chiedendo una sperimentazione del sistema informatizzato prima di decidere accorpamenti o chiusure delle sedi.

Dettagli sulla situazione del Sud Africa vengono richiesti da Riccardo Pinna (Sud Africa), mentre Pasquale Nestico (Stati Uniti) chiede conto dell’annunciata chiusura del consolato f’Italia a Filadelfia, ricordando la risoluzione approvata in Parlamento a luglio, finalizzata al ripensamento del piano di razionalizzazione da parte del governo. Fernando Marzo (Belgio) richiama ad un più accurato utilizzo delle risorse disponibili, mentre Carlo Consiglio (Canada) suggerisce una più accurata sperimentazione del sistema informatico, prima di intervenire sulle sedi. Sulle innovazioni tecnologiche si sofferma anche Dino Nardi (Svizzera), preoccupato per i connazionali più anziani, poco abituati all’utilizzo del pc e della rete, mentre si domanda perché i “totem” – gli spazi assistiti per l’utilizzo del sistema on line – non vengano predisposti anche presso i patronati all’estero.

Enzo Centofanti (Stati Uniti) ribadisce l’importanza commerciale della sede di Filadelfia – “il distretto consolare italiano più importante degli Usa dopo New York” – e si chiede se non sussista un’incoerenza tra l’annunciata chiusura della sede e il mantenimento in loco del Comites, in base alla bozza di riforma Tofani, mentre Luigi Casagrande (Australia) richiama l’attenzione sulla realtà geografica del continente, caratterizzata da enormi distanze che non giustificherebbero quindi la chiusura delle sedi di Adelaide e Brisbane. Michele Schiavone (Svizzera) segnala la necessità di una discussione e di un confronto serio per concordare gli interventi sulla rete, mentre Oreste Motta (Ctim) evidenzia che un piano complessivo di ristrutturazione dovrebbe prevedere interventi distribuiti sul tutto il territorio, per impedire una più forte penalizzazione di alcune aree rispetto ad altre.

Sanfelice ha risposto alle sollecitazioni ricordando, sulla questione di metodo alla base del piano di razionalizzazione, “l’approfondimento che abbiamo svolto insieme nel mese di giugno e tutte le occasioni successive avvenute sia in questa che in altre sedi”. Rifiuta quindi la mancata disponibilità del Mae ad un confronto, imputata da più parti: “sono argomenti di altissima sensibilità e l’amministrazione ne è consapevole, ma vi invita a riflettere sul nuovo quadro che abbiamo di fronte”. La disponibilità al confronto sarebbe dimostrata dal ripensamento del calendario degli interventi “attraverso una valutazione in dettaglio di tutte le implicazioni – prosegue Sanfelice, che ricorda la complessità della gestione di una rete diplomatica così ampia “in un contesto rigore della politica di bilancio del governo”. Egli segnala la situazione penalizzante relativa alla disponibilità di personale: “l’anno scorso il Mae ha perso per pensionamento 180 unità di personale, integrate con assunzioni solo al 10%”. “Il risparmio non è la nostra stella polare, – ha concluso Sanfelice – ma un passaggio necessario per reperire risorse finanziarie da reinvestire prima di tutto nella rete consolare”.

Le Commissioni continentali Europa e Paesi anglofoni contro la proposta di riforma degli organismi di rappresentanza

Gli interventi dei vice segretari generali Lorenzo Losi e Silvana Mangione

ROMA – Incentrate prevalentemente sulla bozza di riforma di Comites e Cgie le relazioni dei vice segretari generali delle Commissione continentali del Cgie, nella seconda giornata di lavori dell’Assemblea plenaria.

Negli interventi della mattinata Lorenzo Losi (Gran Bretagna), vice segretario generale della Commissione Europa e Africa del Nord, ribadisce l’accordo con la posizione espressa in merito alla bozza di riforma dalla relazione del Comitato di presidenza. “Avremmo voluto che le nostre istanze trovassero ascolto nella proposta di riforma – sostiene Losi – o forse avremmo dovuto sostenere e difendere prima l’autonomia del Cgie”. “Oggi però dobbiamo ascoltare cosa le giovani generazioni pensano degli organismi di rappresentanza, capire quale progettualità potrà generare il loro contributo”. Per Losi, Comites e Cgie così come sono oggi “costituiscono il prodotto di come la collettività all’estero ha inteso la rappresentanza” e confida che nell’audizione prevista da parte del Cgie al Comitato ristretto autore della bozza si possano esporre le ragioni di dissenso e ridiscutere la proposta.

Rigetta all’unanimità la bozza di riforma anche la Commissione dei Paesi anglofoni extraeuropei, per le ragioni esposte dal vice segretario generale Silvana Mangione (USA): “la riduzione dei Comites colpisce in maniera eccessiva proprio i Paesi nei quali la capillarità della distribuzione delle comunità e le distanze ne richiederebbero la moltiplicazione; la rappresentanza degli italiani all’estero verrebbe affidata unicamente ai parlamentari eletti all’estero (questi ultimi invece rappresentano tutto il popolo italiano e non, nello specifico, le collettività emigrate); l’incertezza nella composizione del Consiglio derivante dalla possibilità di mozioni di sfiducia a carico dei presidenti dei Comites che, se votata dalla maggioranza dei membri dei Comitati, andrebbe a colpire presidenti eletti da migliaia di cittadini e in una lista a cui viene aggiudicato il premio di maggioranza; la creazione di una piramide monolitica di organismi di italiani all’estero, struttura non democratica perché accentra troppe cariche nella stessa persona – lamenta la Mangione – il cui impegno, tutto su base di volontaria, escluderebbe a priori lavoratori e lavoratrici con famiglie a carico, vale a dire la quasi totalità dei componenti della nostre collettività”.

Stigmatizzata, inoltre, “la sparizione dal Cgie degli oriundi, che non potranno essere presidenti di Comites” e la scelta “da parte dell’ambasciatore - e non della collettività – dell’unico oriundo che possa far parte dei Comitati”, la “spaccatura della stessa Commissione anglofona extra-europea del Cgie” e la “prematura scomparsa dell’organismo Conferenza permanente Stato-Regioni-Cgie, perché nel nuovo Consiglio (Cie) non farebbe più parte la componente statale, ora invece rappresentato dal ministro degli affari esteri, in qualità di presidente”.

Per questi e altri motivi la Commissione “torna a sostenere con forza il documento già predisposto dal Cgie per stilare un testo di riforma ispirato a tali contenuti”, e crediamo – aggiunge la Mangione – “che ci di debba appellare direttamente ai presidenti di Camera e Senato” per procedere verso questo obiettivo, da ridiscutere comunque dopo la riforma dello Stato.

Ribadita anche l’importanza dell’insegnamento di lingua e cultura italiana, “un’attività a favore dell’Italia – afferma la Mangione – e non soltanto degli italiani all’estero” e che la Commissione considera “un compito irrinunciabile dello Stato”. Anche le Regioni sono invitate a potenziare i loro interventi per l’organizzazione di soggiorni linguistici da coordinare a livello nazionale.

Richiesto un tavolo di lavoro con il Mae “per discutere, in merito al piano di ristrutturazione consolare, proposte tese ad ottenere sostanziali risparmi e che consentirebbero di non chiudere le sedi”.

Alla Commissione, infine, era stato richiesto un parere sullo scioglimento del Comites di Chicago ma all’unanimità essa chiede che venga prima consentito al Comitato stesso di presentare le proprie contro-motivazioni, fissando un congruo lasso di tempo.