venerdì 11 dicembre 2009

Micheloni (Pd) e Pedica (Idv) illustrano in aula due mozioni sulla ristrutturazione della rete consolare

Chiesta l’apertura di un dialogo tra Governo e Parlamento
ROMA – Il Senato ha discusso ed approvato, con alcune modifiche, due mozioni sulla situazione della rete consolare italiana. Il dibattito si era aperto nel pomeriggio di ieri con l’intervento del primo firmatario della mozione 209 Claudio Micheloni (Pd). Nell’aula di Palazzo Madama il senatore, eletto nella ripartizione Europa, ha sottolineato come questa iniziativa parlamentare si prefigga di rappresentare la variegata realtà dei quasi 5 milioni di italiani nel mondo e di sostenere gli sforzi del Governo per un progetto globale di riforma della rete, dei servizi e della rappresentanza diplomatica italiana nel mondo. Micheloni ha poi evidenziato, ribadendo l’impegno contenuto nella mozione, la necessità dell’apertura di dialogo fra il Governo e il Parlamento presso le Commissioni competenti, sul ruolo della rete degli uffici all’estero nell’ambito del procedimento di definizione della riorganizzazione dell’amministrazione centrale del Mae. Il senatore, dopo aver sottolineato l’esigenza di una riforma della rete consolare che risponda alle reali esigenze delle collettività all’estero, ha anche precisato che l’apertura di un confronto con il Governo dovrà concentrarsi sull’aumento e l’ammodernamento degli uffici distributori dei servizi consolari, sulla necessità di assumere più personale in loco e sull’esigenza di una maggiore collaborazione fra le sedi consolari e le amministrazioni locali.
Micheloni, dopo aver ricordato le tante proteste delle nostre comunità e della autorità locali rispetto alle soppressioni delle sedi consolari previste dal piano di ristrutturazione della rete, si è rivolto direttamente al sottosegretario Mantica. “Le chiediamo con spirito di collaborazione di fermare per alcuni mesi le chiusure imposte dall’amministrazione, di prendere i pochi mesi necessari alle ulteriori verifiche di funzionamento del SIFC e di dialogare con il Parlamento per progettare insieme una nuova presenza e prestazioni di servizi per gli italiani nel mondo. Aspettiamo la riforma del ministero degli Esteri, che a mio modo di vedere non può solo essere un’autoriforma, ma deve essere occasione di una riflessione collettiva, perché l’immagine dell’Italia nel mondo non può essere né di destra, né di sinistra: deve essere l’immagine dell’Italia. Colgo l’occasione – ha concluso Micheloni – per consegnarle oltre mille firme che sono state raccolte nella nostra piccola comunità di Mannheim, in Germania, la quale ci chiede di ripensare le decisioni annunciate, e la informo anche che sabato scorso a Coira, nel Cantone dei Grigioni, in Svizzera, si è svolta una civile manifestazione”.
La mozione 216 è stata invece illustrata dal primo firmatario Stefano Pedica (Italia dei Valori) che ha posto in evidenza l’impossibilità di scindere la questione della rete consolare da quella della rappresentanza degli italiani all’estero. Un aspetto, quest’ultimo, su cui l’Italia dei Valori ha posizioni diverse rispetto ai firmatari della mozione Micheloni che contempla per la ristrutturazione della rete consolare il contributo del Cgie.
“L’Italia dei Valori – ha detto Pedica precisando le motivazioni della presentazione di un’ulteriore mozione sulla rete consolare – crede che il Cgie, anche a seguito dell’istituzione della circoscrizione Estero, non costituisca più il massimo strumento di rappresentanza, tanto che in un nostro disegno di legge ne proponiamo la soppressione, con il trasferimento delle poche funzionalità ancora rimaste esclusive ai Comites, ai consolati e ai parlamentari eletti all’estero”.
Pedica, dopo aver ricordato i tagli apportati dalle ultime finanziarie ai settori della rete diplomatica, della promozione culturale e dell’insegnamento della lingua italiana all’estero, ha evidenziato l’esigenza di adeguare gli uffici consolari alle nuove forme d’emigrazione non stanziali provenienti dall’Italia, costituite perlopiù da mobilità professionale. In pratica, quella proposta dal senatore dell’Idv, è una rete di consolare diffusa sul territorio che eviti l’accentramento dei servizi a pochi consolati generali. “Il fatto di procedere all’interno della comunità europea, – ha poi precisato Pedica – dove il mercato unico favorisce l’esportazione di imprese e servizi negli altri stati,con l’annunciata chiusura di ben 13 su 18 sedi consolari, non mi sembra una strategia vincente né tanto meno razionale. Sono altresì fortemente scettico sul fatto che, al momento, almeno, l’informatizzazione dei servizi consolari possa supplire alle strutture materiali e fisiche sparse in Europa”.
http://emigrazionedetroit.wordpress.com